La capacità umana di provare senso di colpa è tale che le persone riescono sempre a trovare il modo di incolpare se stesse.
(Stephen Hawking)
Il senso di colpa è un sentimento ricorrente legato al coronavirus. In questo post spiego la correlazione tra malattia ed emozioni, sperando di esservi di aiuto per affrontare questo periodo.
Il significato di positività nel 2020
La positività nel 2020 sembra essere diventata qualcosa di negativo. Mentre prima (ai tempi pre covid, che sembrano ormai così lontani) essere positivi era quasi uno slogan, un qualcosa a cui aspirare (be positive!), oggi la prima cosa che ci viene in mente parlando di positività è legata a un tampone o a un test sierologico.
Dopo un’estate abbondantemente discussa e dibattuta, passata cercando di alleggerirci della pesantezza accumulata durante tutta una primavera passata in casa, ci troviamo di nuovo di fronte a un’emergenza a 360°.
Non si tratta di un’emergenza esclusivamente sanitaria, ma anche legata agli aspetti psicologici di questa condizione, alle emozioni che stanno tornando a galla sentendo parlare di restrizioni, chiusure e coprifuoco. Emozioni che abbiamo cercato di mettere da parte durante la stagione calda, ma che stanno riaffiorando in modo più o meno brusco adesso che abbiamo tirato fuori dall’armadio i cappotti.
Cosa cambia dalla prima ondata
Ecco allora che la paura torna a prendere il sopravvento, così come la rabbia, la frustrazione e l’incertezza. A questo giro di giostra, però, a differenza del primo, sappiamo a cosa si potrebbe andare incontro, sappiamo cosa significa la parola lockdown e ci viene l’orticaria solo a sentirne il nome.
Non solo: c’è tanta confusione, incertezza lavorativa e preoccupazione economica. È vero, siamo più preparati a livello scientifico, più organizzati con mascherine, gel e quant’altro serva per proteggerci, ma come siamo messi con la nostra salute psicologica? Con le nostre emozioni?
Coronavirus e senso di colpa
Si sta facendo strada anche una nuova emozione prevalente, ovvero quella del senso di colpa dell’essere risultati positivi, associato alla paura di aver contagiato o di poter contagiare qualcuno. E allora potremmo pensare: “Com’è stato possibile? Sono stato/a attento/a, ma evidentemente non a sufficienza”, “Devo aver commesso errori, avrò messo in pericolo persone più fragili di me”, “Mi sento responsabile, mi sento in colpa”, o ancora “A causa mia una classe/un gruppo di persone con cui lavoro sarà costretta a fare la quarantena e avrà problemi per colpa mia”. E così via, su questa falsariga.
Sono tutte sensazioni comuni, che tante persone possono aver provato o pensato, nessuno si deve sentire solo/a per questo. Il senso di colpa può essere descritto come un sentimento spiacevole che deriva dalla convinzione, talvolta ingiustificata, di aver danneggiato qualcuno; è correlato all’altruismo e all’empatia per le sofferenze altrui, ma anche, ad un livello profondo, alla paura di ciò che le persone per noi significative potrebbero pensare di noi.
Avvertire la responsabilità delle proprie azioni è “sano”, ma d’altro canto sentirsi in colpa per aver trasmesso una malattia ad alta contagiosità è forse un po’ troppo. Il senso di colpa ha il compito di inibire comportamenti ritenuti inappropriati, dunque l’essere un veicolo di contagio può portare ad auto colpevolizzarsi, al rimorso o al rimpianto. La possibilità di provare questo sentimento è legata, in questo caso, alla valutazione della persona di avere avuto la possibilità di agire diversamente, in modo più protetto e quindi socialmente più accettabile.
Ma questa è una situazione talmente precaria, talmente nuova, talmente grande, che purtroppo dobbiamo accettare la possibilità che ciò possa succedere. Non per questo ci si deve sentire persone peggiori.
Un’altra situazione che può capitare è che potremmo scoprire che la nostra famiglia è tutta positiva, ma noi no. Si è visto che anche questo è uno scenario possibile e che anche questa condizione di negatività può portare a vivere sentimenti di colpa per essere quello “salvo”. Per non parlare poi degli asintomatici, che si sentono bene, ma a loro insaputa possono passare il virus ai loro cari, ai colleghi, ai genitori anziani, ai figli, passando per untori malvisti. E allora potrebbe emergere il timore di essere giudicati, di essere accusati di un comportamento irresponsabile.
Non possiamo controllare tutto
Il punto è che, più che essere responsabili per noi e per gli altri, non possiamo pretendere di controllare tutto ciò che ci circonda. Forse è proprio questo che ci porta a una sensazione di incertezza, impotenza e frustrazione, emozioni che ci accompagnano da tanti mesi ormai. Provare tali emozioni in relazione al coronavirus è normale in questo momento di grande complessità.
In caso si senta che il senso di colpa è troppo grande, che le emozioni ci travolgono, invece di abbattersi quotidianamente potrebbe essere d’aiuto parlarne con uno psicologo affinché la rabbia, la paura, lo sconforto e il dolore possano trovare un luogo sicuro e accogliente in cui essere ascoltate e affrontate.
Se pensi di aver bisogno di una consulenza psicologica, puoi trovarmi:
- per email
- al numero di cellulare 349 4241925
Foto do copertina: engin akyurt su Unsplash
4 pensieri su “Coronavirus e senso di colpa”
Sarebbe interessante parlare degli aspetti psicologici dei bambini che sono costretti a portare la mascherina e non possono avere contatti con i coetanei. per noi adulti è facile capire le restrizioni, ma per un bambino di 4-5 anni… che effetto avrà sulla sua psiche la mancanza di socializzazzione? 🙁 credo che molto supporto psicologico dovrà esser fatto per le future generazioni..
Vero, sono d’accordo sul fatto che tutta questa situazione avrà un impatto sui bambini, soprattutto sui più piccoli, ma d’altra parte penso anche che i bambini abbiano una grande capacità di adattamento, più degli adulti! Ma, indubbiamente, ci sarà sempre più bisogno di un aiuto psicologico, menomale stiamo andando verso una maggior sensibilità anche nelle scuole.
I miei genitori hanno avuto il Covid a gennaio e febbraio, ho avuto tosse per 2 mesi da gennaio e nonostante tutto ho sempre avuto tamponi con esito negativo. Ora quando esco ho sempre un senso di colpevolezza.
Salve Tatiana, questa situazione di grande incertezza che ci accompagna ormai da due anni, ha contribuito a aumentare un senso di frustrazione e, in alcuni casi, anche di colpa. Non solo in chi ha contratto il virus e ha avuto paura di attaccarlo alle persone che la circondano, ma anche chi, a differenza degli altri, il virus non lo ha contratto. Se sente che questa situazione la condiziona molto nel quotidiano, rivolgersi ad un professionista può essere di grande aiuto.