Le aspettative disattese della società sulle tempistiche della vita
“E che centomila abbiano avuto delusioni,
diminuisce forse il dolore di chi viene deluso?”
Cesare Pavese
Siamo cresciuti con l’idea in testa che dobbiamo studiare per trovare un buon lavoro, fare sport perché fa bene al corpo, mangiare sano perché ne guadagneremo in salute, fare yoga perché fa bene allo spirito, uscire e fare nuove conoscenze, leggere per tenere la mente fresca e aggiornata, viaggiare per conoscere il mondo e aprire la mente, avere un fidanzato, uscire di casa non troppo in su con l’età perché altrimenti rischiamo di essere definiti pigri e mammoni (e non in difficoltà perché finiamo di studiare a 30 anni suonati e spesso dobbiamo costruirci un lavoro), sposarci, fare figli da giovani per avere più energie e altrimenti siamo considerati egoisti perché i nostri figli quando cresceranno avranno dei genitori anziani (e come la mettiamo con la precarietà?). E non ci dimentichiamo di postare su Instagram o Facebook gli scatti della nostra vita (apparentemente) perfetta, altrimenti come facciamo a far sapere al mondo che siamo (apparentemente) felici e contenti come nelle fiabe o nei cartoni della Disney?
Ma la vera domanda è: “Esiste davvero un momento giusto per fare tutte queste cose? E chi lo ha stabilito?” Cambia tutto talmente in fretta che risulta difficile rispettare dei canoni di comportamento rigidi.
Le relazioni sociali e i confronti con gli altri sono sì importanti, possono fungere da stimolo ed è assolutamente normale e comune essere influenzati e influenzare a nostra volta gli altri, ma non se diventano una competizione, una sfida o un modo per vedere gli scarti che ci sono tra noi e “gli altri”.
I genitori, gli amici, i datori di lavoro, la società, le persone in generale, si aspettano sempre qualcosa da noi, ma non sempre le aspettative degli altri coincidono con le nostre e più questa forbice si allarga, più corriamo il rischio di rimanere delusi e frustrati. Senza rendercene conto, entriamo in questo gioco delle aspettative formatesi nella nostra cultura, cercando di adattarci a ciò che si suppone dobbiamo fare, per non rimanere isolati ed esclusi.
Non fraintendetemi, è inevitabile che si formino delle aspettative riguardo a qualcosa o qualcuno, è per tutti quanti un processo automatico della mente e, a nostra volta, abbiamo delle aspettative su noi stessi, relative a come dovremmo comportarci o a cosa dovremmo aspirare.
Il rischio di concentrarsi troppo sulle aspettative che vengono da fuori è quello di crearci un’immagine di noi stessi che non corrisponde realmente a ciò che vorremmo per noi e a ciò che ci fa stare davvero bene, ma allo stesso tempo se ignoriamo questi aspetti, se reagiamo come non era previsto e decidiamo di comportarci in modo diverso dal solito, rischiamo di sentirci in colpa per aver disatteso le aspettative degli altri nei nostri confronti.
Quindi come possiamo affrontare la vita, quella vera e non quella che emerge dai social, senza essere sopraffatti dall’ansia di vita stessa?
Innanzi tutto è importante fare nostra l’idea che non seguire le aspettative che gli altri hanno su di noi, liberandocene, è un grande passo. Dobbiamo anche capire che la delusione e la frustrazione che possono emergere, in realtà, sono di coloro che si sono creati credenze riguardo a come noi dovremmo essere; questo passaggio permetterà di liberarci della maschera che abbiamo dovuto indossare.
Un’altra cosa che dobbiamo imparare è essere capaci di rallentare e ascoltarci, facendoci domande del tipo: “Ma io cosa voglio in questo momento? Voglio realmente questa cosa? Lo farei per me stessa o per qualcun altro?”. Queste domande non sono banali perché per stare bene con gli altri, dobbiamo prima imparare a stare bene con noi stessi.
Un’altra questione centrale è che dobbiamo imparare a vivere nel qui e ora, nell’hic et nunc di Heidegger, per non rimanere intrappolati nel passato e per non essere continuamente spaventati e preoccupati per il futuro, perché per l’oggi si può sempre fare qualcosa, anche se questo qualcosa spaventa, ma d’altro canto è vero che il passato non si può modificare e il futuro non si può prevedere.
Una volta che abbiamo fatto propri questi concetti e capito il meccanismo e il funzionamento delle nostre aspettative, impareremo a dar loro meno importanza, diventando maggiormente compassionevoli e flessibili, nonché ad accettare e amare noi stessi e le altre persone per ciò che sono, con ogni errore e successo. Solo così ci possiamo concedere di essere come vogliamo e come abbiamo bisogno di essere.
E ricordiamoci che “La felicità è un percorso, non una destinazione”.
Foto di copertina: Vince Fleming su Unsplash